Storia di una passione
Antonella Bitonte nasce a Brescia nel 1981 e, appena riesce a tenere una matita in mano, comincia a disegnare. Disegna a scuola, durante le lezioni dei professori. Continua a disegnare nelle aule universitarie di giurisprudenza, lungo il percorso verso la laurea e il master. Disegna durante le udienze. Disegna, finalmente, nel laboratorio del pittore Adriano Grasso Caprioli, dove lo studio della figura dal vero accende la sua passione per il corpo umano e per il ritratto.
Un percorso artistico
Il suo viaggio, sempre dominato dall’interesse verso l’essere umano, si addentra tra ritratti e autoritratti e infine approda alla bottega di Giusy Lazzari. Qui scoppia l’amore per le tecniche di incisione e la stampa, con i loro forti contrasti e i loro neri assoluti, che la condurranno a esporre in diverse collettive. Nel 2014 apre il suo studio.
Due personaggi
Parallelamente, nasce un filone che si allontana dall’estetica dell’incisione e dà voce a un universo emotivo più intimo, attraverso i personaggi di Brigitta e Il Pesce Fuor d’Acqua. Entrambi prendono vita durante il periodo surreale del lockdown; Brigitta in particolare si evolve a partire da uno schizzo nato per rasserenare il figlioletto di 3 anni. Crescendo poi nel tempo, questi due alter ego sono diventati personaggi definiti, capaci di delineare con delicata precisione le sfumature di emozioni che abitano la dimensione personale dell’artista, ma in cui è inevitabile riconoscersi.
Brigitta
Capace della delicatezza più lieve come di un elegante cinismo, Brigitta presta voce, corpo e rossetto agli stati d’animo dell’artista, dai più eterei o ironici fino ai più dirompenti e profondi. Le basta uno sguardo, una parola, un gesto per offrire all’osservatore uno squarcio su un universo emotivo.
Il Pesce Fuor d’Acqua
Essere un pesce fuor d’acqua non significa trovarsi nel posto sbagliato. Al contrario: è rivendicare la propria unicità, la propria identità, anche in mezzo a una realtà che non ci assomiglia. È la libertà di esplorare e vivere il mondo dalla prospettiva che ci appartiene, con i nostri stivaletti ai piedi e uno sguardo disincantato e cinico negli occhi.
Testo di Beatrice Oldi